Tram-Treno, i costi aggiuntivi interrogano la politica ticinese
Pubblicato il 25 Marzo 2025
Il progetto potrebbe arrivare a costare oltre 200 milioni di franchi in più rispetto a quanto preventivato – I partiti non fanno perdere il sostegno all’opera ma chiedono trasparenza sui motivi che hanno portato al superamento di spesa – «Ora evitare imprevisti in fase esecutiva»
Sul progetto Tram-Treno del Luganese è piovuta la tegola dei rincari. Si parla di una cifra importante (ma non confermata), oltre 200 milioni di franchi come riferito da «la Regione». Un importo che, come evidenziato in una nota stampa dalla società che gestisce i lavori, la RTTL SA, è emerso dalle verifiche effettuate sul preventivo, e «prospettano un incremento dei costi tale da richiedere un aggiornamento del finanziamento dell’opera». I tre enti finanziatori, come ribadito nel comunicato, sono già stati informati. Si tratta della Confederazione (che copre il 58% dei costi totali tramite il fondo per l’ampliamento graduale del sistema ferroviario svizzero), del Cantone (che interviene per il 36%) e delle Ferrovie luganesi (che partecipano con il restante 6%). Saranno questi tre enti, dunque, a doversi sobbarcare l’onere del sorpasso di spesa. Un sorpasso che sarebbe in gran parte legato a doppio filo alle lungaggini incontrate dal progetto a causa dei ricorsi e al rincaro di molte materie prime avvenuto negli ultimi anni o mesi (vedi articolo sotto). Su una cosa, però, RTTL è sicura: «Ancora nelle scorse settimane le parti hanno sottolineato la priorità e l’importanza del progetto». La volontà di massima c’è: ora si tratta di capire come accoglieranno gli enti finanziatori il nuovo preventivo prima di stipulare le convenzioni di attuazione. Solo in un secondo momento la palla passerà alla politica per l’approvazione del credito aggiuntivo.
Tanti nodi da sciogliere
La politica, dunque. Sul tavolo ci sono almeno due temi: il caso specifico (sempre che la cifra di 200 e rotti milioni per il Tram-Treno venga confermata, ma al momento non abbiamo avuto risposte né dal Cantone né dalla società) e una certa costanza nei superamenti di spesa per le opere pubbliche. Sullo sfondo, poi, c’è la questione dei ritardi dovuti ai ricorsi. Un bel nodo.
Per Alessandro Speziali, presidente del PLR, «se si confermasse l’ipotesi dei 200 milioni ci sarebbe da fare un salto sulla sedia», attacca. E poi, però, bisognerà capirne i motivi: «Andrà spiegato nel messaggio se si tratta di un aumento dei costi causato dalle lungaggini e quindi al rincaro oppure se a livello di conduzione e vigilanza i compiti sono stati fatti». Per Natalia Ferrara, fresca di nomina alla vice presidenza del partito liberale radicale, «non siamo ancora alla fase di realizzazione e già siamo confrontati a un superamento della spesa di 200 milioni». Una constatazione che secondo la deputata porta a dover chiarire tre cose: «Come siamo arrivati fin qui, come facciamo a evitare imprevisti anche in fase esecutiva del progetto e, più in generale, evitare che in futuro avvengano errori simili». Perché, ricorda ancora Ferrara, «il Ticino ha bisogno di investimenti per grandi opere come il Tram-Treno. Lungi da noi fermare la progettualità, ma è evidente che se si continuerà a non rispettare i preventivi, a un certo punto bisognerà dare delle priorità». I superamenti di spesa, infatti, per la deputata comportano una riduzione dei nuovi investimenti. Tornando al caso del Tram-Treno, infine, Ferrara ribadisce che «ora serve trasparenza. Avrei preferito informazioni puntuali: questa cifra ora mette paura a molti».
Critico anche Fiorenzo Dadò, che tuttavia ritiene prematuro esprimersi in profondità sulla base di cifre ancora non confermate. Detto ciò, per il presidente del Centro «non è la prima volta che capita» un caso simile, «ed è dunque chiaro che il tema delle garanzie si pone, in particolare guardando alle grandi opere future». Sul Tram-Treno, però, servirà chiarezza. «Attendiamo che il direttore del dipartimento Claudio Zali venga in commissione a spiegare i dettagli». «Una cifra del genere spaventa», chiosa da parte sua il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni. «Ma è comunque un’opera fondamentale per l’intera regione. Bisognerà capire nel messaggio se il superamento di spesa è dovuto ai rincari e a effetti giustificabili visto il lungo tempo trascorso dal preventivo iniziale, oppure se alla base ci sono errori o sottovalutazioni». Tenendo comunque presente che, se davvero verrà richiesto un nuovo credito così importante, «c’è la questione del referendum finanziario obbligatorio». Strumento che, se applicato dal Parlamento, porterebbe direttamente i ticinesi al voto.
Anche dalla Lega arriva l’appoggio di massima «a un progetto di importanza strategica», come dice il coordinatore Daniele Piccaluga. «Siamo consapevoli che i costi, per opere di questa portata, possono aumentare». Ma per via Monte Boglia bisogna risolvere il problema alla radice. «I tempi lunghi dei ricorsi portano inevitabilmente alla crescita della spesa», avverte. «Servono quindi basi legali che permettano di accelerare le grandi opere e facilitare le procedure». Altrimenti, come probabilmente accaduto nel caso del Tram-Treno, si andrà sempre incontro al rischio di un superamento dei costi a preventivo.
Nonostante le cifre in ballo, anche secondo la sinistra «l’opera è prioritaria», e va dunque mantenuta, come spiega il capogruppo Ivo Durisch. «Bisognerà però attendere il responso della Confederazione», perché è chiaro che il Cantone non può accollarsi l’intero costo del Tram-Treno. Detto ciò, non si potrà far finta di nulla sui motivi del superamento di spesa, «che andranno valutati». Secondo Durisch, per progetti di questa portata andrebbe ripensato l’approccio. «È meglio proporre e approvare un preventivo più importante, in modo da non dover procedere con aggiornamenti e richieste di nuovi crediti». In questo senso, è necessario «fare valutazioni e studi di fattibilità più precisi».
Non c’è sul tracciato, ma si ferma anche in via Pretorio
Di norma, sui rincari nei grandi progetti influiscono non poco i ritardi nella procedura. E il tram-treno non fa eccezione. Basti pensare ai numerosi, anzi numerosissimi ricorsi che nel corso degli anni hanno segnato il suo percorso, dilatandone i tempi.
Partiamo dagli sviluppi più recenti: qualche mese fa, il Tribunale amministrativo cantonale (TRAM) ha confermato la decisione del Cantone di annullare il bando per la progettazione definitiva dell’opera. Bando che, lo ricordiamo, in passato era transitato altre due volte in via Pretorio 16, sede del TRAM. Il caso è noto: il Cantone aveva dovuto cedere le redini dell’opera alla Rete tram-treno del Luganese (RTTL) SA, la società anonima di interesse pubblico costituita su richiesta dell’Ufficio federale dei trasporti e incaricata di occuparsi del progetto fino alla sua consegna.
Negli anni precedenti, il suddetto concorso era stato impallinato due volte: la prima nel 2021, quando il TRAM lo aveva fatto ripubblicare, e la seconda nel 2023, quando il TRAM prima e il Tribunale federale poi avevano dato ragione al consorzio classificatosi secondo.
Insomma, un ginepraio. Tant’è che RTTL SA aveva deciso di ripartire con un nuovo (e diverso) bando di progettazione definitiva. Lo stesso era infatti stato spacchettato e l’oggetto del primo concorso non era l’intera rete tram, bensì «solo» la realizzazione del tratto in galleria sotto alla Crespera, tecnica ferroviaria esclusa. A dicembre erano state aperte le offerte: a farsi avanti quattro consorzi composti in tutto da venti studi d’ingegneria, con sede prevalentemente in Ticino. Lo scorso 25 febbraio, la RTTL SA ha aggiudicato il mandato concernente la progettazione della galleria di Breganzona, tecnica ferroviaria esclusa, al consorzio Tram Ticino con capofila Pini Group SA.
Cdt, 25.3.2025